17 vs. 27

00

Io ci provo anche ad essere costante nelle cose, poi è successo che mi sono distrutta la mano destra, sono stata al pronto soccorso e sono rimasta quasi 20 giorni con le dita fasciate e quindi niente disegni. Adesso per la gioia di tutti sono tornata con una domanda esistenziale: quanto sono cambiate le cose in 10 anni?
Sì, purtroppo mi sto avvicinando alle 27 candeline e quindi sono passati 10 anni da quando ero una diciassettenne per niente solare, con il frangione nero e parecchie turbe mentali.
Sotto certi punti di vista sono rimasta la stessa, insomma è cambiato l’involucro ma il contenuto è rimasto lo stesso.
In 10 anni ci sono stati: un apparecchio per i denti, cinque tatuaggi, svariati colori e tagli di capelli, svariati cuori spezzati, esame di maturità, esame della patente, svariati traslochi, un posto di lavoro, amici vecchi e nuovi, Berty, qualche viaggio… Ma non perdiamoci sul viale dei ricordi e cominciamo.
01
1. Il caffè dopocena
A 17 anni bere il caffè dopo le 20 era proibito, conscia del fatto che la caffeina mi avrebbe accompagnato per tutta la notte insonne.
A (quasi) 27 anni questo problema non sussiste più. Questa la considero una piccola vittoria o forse bevo talmente tanto caffè che ormai la caffeina non fa più il suo dovere.
02
2. “Reggere l’alcool”
La giovane me era un’amante di tutti quegli intrugli con vodka alla frutta e lemonsoda, che reggeva tranquillamente per tutta la serata, con tanto di miscugli tra birra e cocktail, salendo e scendendo di gradi con nonchalance.
Probabilmente se dovessi bere ora quello che bevevo 10 anni fa mi trovereste in coma sul pavimento dopo un sorso. Da anni rimango fedele alla birra, peccato ne basti mezza per farmi straparlare o cadere in coma profondo.
04
3. 
Questioni di cuore
E qui arriva il bello. Mi sono resa conto che le cose in 10 anni non sono cambiate per nulla. Certo a 17 anni nessuno mi suggeriva di mettere su famiglia, sistemarmi con frasi tipo “Ormai stai diventando vecchia” “Sei quasi una zitella” “Hai saputo che x ha avuto un bambino? E tu quando ti decidi?”. Vorrei proprio vedere il pazzo che andrebbe a dire certe cose a una diciassettenne. All’epoca il motivetto il loop era solo “Ma il fidanzatino?”.
Ecco, volete tutta la verità? La verità è che ho la calamita per persone che non vanno bene per me. Può capitare una volta, due, ma quando questo diventa una costante della vita ti rassegni e aspetti il prossimo buco nell’acqua. Ed ecco a voi un esempio di ottimismo.

Mi mancano ancora diversi temi da trattare. Qualche esempio? A 17 anni ero la regina degli autoscatti (i nonni dei selfie), adesso è già tanto se riesco a farmi una foto decente dopo averne scattate 40. Quindi presto arriverà una parte 2.

Domani è lunedì e passa la voglia di vivere.
Stay grumpy,
Cri

Io e le mie fobie

Quest’anno compio 27 anni e mi porto ancora dietro fobie nate in tenera età.
Alcune di queste considerate “irrazionali” e senza senso.
1. I piccioni
“Ma sono solo topi con le ali!”, ecco questa cosa mi è stata detta più e più volte e vi posso assicurare che immaginarmeli in versione topi con le ali non fa altro che aumentare il terrore. Puro terrore, che mi costringe a trovare strade alternative o usare persone come scudi umani quando sono in giro. Le origini di questa paura nascono ben 22 anni fa, su una spiaggia in Spagna. Il responsabile è un gabbiano (sì, lo so cosa c’entra un gabbiano se hai paura dei piccioni? Allarghiamo il campo: ho paura di tutti i volatili. Tutti). Il simpatico gabbiano in questione ha deciso di lasciarmi un ricordo in piena testa, seguito da urla di dolore e la cute bruciata. BRUCIATA.
Vi lascio immaginare la mia gioia quando vado in Duomo…
2. Parlare al telefono con gli sconosciuti
Io odio parlare al telefono con gente che non conosco, ad esempio odio chiamare la pizzeria per ordinare le pizze o un ristorante per prenotare il tavolo. Meno male che hanno inventato JustEat e altri servizi che mi permettono di evitare contatti con altri esseri umani. Quando, anche per lavoro, mi tocca fare delle telefonate ho bisogno di quei 5/10 minuti di preparazione psicologica, poi va a finire che parlo al telefono con un tono di voce più acuto del normale, molto più acuto del normale, mi mangio le parole e non capisco niente di quello che mi viene detto.
3. I clown
I clown sono delle creature mostruose, io ancora non capisco i bambini che si esaltano alla vista dei pagliacci armati di palloncini (vedi punto 4). La paura nasce per colpa del solo e unico pagliaccio che mi ha traumatizzato l’infanzia, dannato Stephen King e dannato Pennywise. Diciamo che me la sono cercata, perché all’epoca seguivo mia sorella ovunque e un bel giorno si era trovata con le sue amiche a vedere IT e io dov’ero? Nascosta dietro al divano a vedere il film con loro e da qui il trauma.
4. I palloncini
Avete presente alle feste di compleanno quando c’era il famoso gioco “Corri da un lato all’altro della stanza e siediti sul palloncino per farlo scoppiare!”? Il terrore. Correvo sì (che poi correre non fa parte del mio vocabolario), arrivavo davanti al palloncino e iniziavo a piangere o mi lanciavo direttamente sul pavimento per evitare di farlo esplodere.
5. Trovare capelli nel piatto (anche se sono i miei)
Una delle cose che più angoscia è mangiare, abbassare lo sguardo e trovare un capello nel piatto. Lì, che mi fissa. Anche se è rosso, quindi sono sicura che sia mio, niente da fare. Più e più volte mi è capitato di abbandonare il piatto, ho rinunciato al cibo per colpa di uno stupido capello. Questa fobia ha avuto un passato peggiore: svuotavo la vasca di bagno in caso di presenza di capello galleggiante all’interno. Tutta la vasca svuotata per colpa di un capello. Ho avuto un’infanzia difficile.
6. I piedi
In mia presenza tenete i piedi coperti. Grazie.

fobieilmale

“È solo una fase”

A 14 anni volevo essere Britney Spears. Ecco perché mi facevo fare i colpi di sole da mia sorella, sempre più colpi di sole fino a che sono diventata completamente bionda. Purtroppo (o per fortuna) l’hard disk del mio computer dell’epoca è imploso e non ci sono prove che testimonino questa fase. Anzi in realtà esiste qualche foto sparsa e qua e là delle gite scolastiche, ma nessuno vedrà mai quelle foto, neanche sotto tortura. Mai.
A 14 anni ero una ragazzina paffutella con lo spazio tra gli incisivi, che si vestiva sempre di rosa e soprattutto si vestiva solo Onyx, sempre grazie a mia sorella che mi passava le sue magliette ormai sbadite. A 14 anni compravo i Bon Bon Malizia e il profumo nauseante dell’Aquolina, le trousse della Pupa con quel tremendo ombretto azzurro glitterato che mi durava sulle palpebre giusto 5 minuti.

Poi ho scoperto Myspace, ho scoperto i gruppi pop punk, i gruppi emo e il nero. E quindi tinta nera, frangia che mi copriva metà faccia, matita nera, smalto nero, felpe nere, le mie prime Vans che ho letteralmente distrutto a forza di metterle. La famosa fase “allegra”, il radioso 2006/2007 quando si facevano le foto in bagno davanti allo specchio.. aspetta, questo lo fanno ancora. Ma noi non avevamo lo schermo frontale, l’arte dell’autoscatto era una cosa seria. Poi improvvisamente la svolta, attenzione parlo solo del colore dei capelli, perché l’outfit tendeva sempre al nero (anche oggi..) con i capelli rosso fuoco, desiderati da quando ero piccola per colpa di Ariel. Il trauma è arrivato con l’arrivo dell’apparecchio, appunto per togliere il famoso spazio tra i denti che mi ha sempre creato una quantità infinita di paranoie e complessi, ma pensate all’apparecchio a 18 anni: uno spettacolo.
Arriviamo al 2009, l’anno della maturità, quando presa da un raptus di pura follia ho deciso di tagliarmi tutti i capelli e di andare in giro con una cresta da gallo rosso fuoco. Mi ricordo ancora la professoressa di diritto della commissione esterna che alla fine dell’esame orale ha ben pensato di chiedermi “Come mai questi capelli?”. Beh giusto per rimanere coerente e costante la settimana dopo gli esami mi sono rifatta mora e ho messo delle extension orrende in plastica che avevano la stessa consistenza del filtro della cappa.
Insomma come si può capire negli anni non ho fatto altro che torturare i miei capelli, ma questa è un’altra storia perché dovrei parlare anche della fase rosa, viola, blu.. ecco perché adesso mi tocca usare prodotti che costano un rene per cercare di farli ritornare in vita.
L’ultima fase arriva nel 2010 quando i capelli sono tornati rossi, ma sempre accompagnati da quelle orribili extension di plastica menzionate prima. Addio apparecchio, addio trucco pesante, benvenute camicie a quadri e cappello di lana costantemente in testa.
E queste sono state alcune tra le mie più famose “è solo una fase” e per alcune direi meno male. Non so ancora se vale la pena fare una parte 2 per parlare di quella volta che sono uscita di casa coi capelli lunghi e sono tornata da scuola coi capelli fino alle spalle.

Ah, purtroppo non sono ancora diventata Britney, ma ci sto lavorando.

Cri
lefasi

Cosa non si fa per un po’ di neve

Perché riesumare il blog lasciato a marcire da solo per oltre un anno?
Perché voglio la neve.
E anche perché questa cosa del “best of” e “buoni propositi” la faccio tutti gli anni. Perché mai rinunciare alle tradizioni?
Bene, il 2016 ce lo siamo lasciati alle spalle, per qualcuno è stato un anno meraviglioso, per altri un po’ meno, per il mondo ancora un po’ meno.
Fondamentalmente io sto nel mezzo, il 2016 è stato un anno difficile, sotto ogni punto di vista. Difficile perché mi sono trovata davanti parecchi ostacoli e non essendo una persona particolarmente sportiva non sono riuscita a superarli con tanta nonchalance (umorismo da salotto). Quest’anno mi ha regalato gioie e dolori. Il mio autocontrollo è stato messo a dura prova più volte, ma dopo svariati momenti di sconforto e lacrime (oh tante lacrime) ho superato tutto. Almeno spero. Ci sono stati anche tanti sorrisi, tante cose belle, tante sorprese.
Ma passiamo ai buoni propositi per il 2017, che sicuramente non rispetterò, ma ci provo lo stesso.
1. Ricominciare a leggere libri normali e smetterla con i romanzi rosa più trash in circolazione. Sono come le falene con la luce “pessimo romanzo rosa, scritto malissimo, storia banale, protagonisti idioti”.  Preso! Ecco basta, o almeno alterniamo queste letture più che leggere con qualcosa di bello.
2. Non sabotare preventivamente situazioni per paura delle conseguenze. Il che significa non autosabotare possibili relazioni, nuove amicizie, nuovi progetti… Ovvero smetterla di farsi paranoie quando non necessarie.
3. Diventare meno sociopatica. Le persone non sono tutte male, ogni tanto nel mucchio c’è qualcuno che vale la pena conoscere.
4. Diventare meno pigra. Tutto ciò lo sto scrivendo dal divano con tanto di coperta sulle gambe, ma hey sono in ferie ancora per 2 giorni, divano mi mancherai tantissimo.
5. Smetterla di comprare cose in maniera compulsiva. “Ho bisogno di questa cosa? No. La compro”. E soprattutto smetterla di comprare abbigliamento vario senza prima averlo provato, così da non ritrovarsi cose nell’armadio che mi facciano sembrare un sacco di patate.

Non mi sembrano neanche così impossibili da rispettare no? Vedremo.
Buon 2017, stay grumpy.
Cri

What made my 2015

Bridget-Jones-1

La casa nuova, i viaggi all’Ikea, Berta che torna a casa, Noel Gallagher che al concerto canta Champagne Supernova, altri viaggi all’Ikea, il contratto a tempo indeterminato, la festa degli alpini, il concerto dei Toto, il mio caldissimo e sudatissimo compleanno, Star Wars e le lacrime, Inside Out e le lacrime, le vacanze sul lago di Garda, Verona, il sopravvalutato balcone di Giulietta, sorprendere la mia bff sotto casa il giorno del suo compleanno, la mia famiglia, i miei nipoti che sono tre birbe bellissime, gli amici che ci sono sempre, il mio primo albero di Natale, sfornare dolci come se non ci fosse un domani, l’arrivo della lavatrice, i capelli verdi, progetti, le delusioni, le soddisfazioni e tante altre cose hanno caratterizzato quest’anno. Probabilmente visto che ho la memoria come un pesce rosso mi sono dimenticata qualcosa.
Il resoconto di fine anno lo considero una sorta di rituale.
Ho imparato diverse cose quest’anno, le famose “lezioni di vita”, anche quelle non richieste, quelle evitabili e quelle che mi sarei augurata di non ricevere mai.

Buoni propositi? Ricominciare a leggere con una certa costanza, ricominciare a disegnare, fare pace con me stessa, soprattutto per la questione fisica, imparare ad accettarmi così da poter farmi accettare anche dagli altri. Ma prima devo pensare a me, continuare queste specie di percorso che sto facendo in questo periodo. Non sta andando secondo i piani, ma ci sto lavorando.

Detto ciò vi auguro un buon anno, ho in mente grandi cose per l’anno nuovo sia per me stessa che per questo blog. Spero di riuscire a mantenere almeno una parte dei buoni propositi.

Grazie a chi ha reso quest’anno meraviglioso, grazie anche a chi l’ha reso tremendo e pieno di amarezza, serve anche questo.
Grazie a trucco e parrucco, regia e luci. Ottimo lavoro.

Have fun and stay grumpy.
Cri

 

10314027_10207537048365447_7784919883686511084_n

 

Cara Cri

Ciao Cri,
ti chiamo così perché so che il nome completo non ti piace e stai certa che fra 10 anni sarà ancora così.

Ti scrivo questa lettera per farti stare tranquilla e per raccontarti quello che è successo in 10 anni.

Sarai una persona diversa, partendo dal fatto che non avrai più i capelli nero corvino che ti piacciono così tanto in questo momento, sono 6 anni che li porti rossi ed è forse una delle poche costanti della tua vita.

Ma passiamo alle cose serie: lo so che stai aspettando il principe azzurro.. Beh sappi che probabilmente si è perso per strada perché non è ancora arrivato, rassegnati. Sii paziente perché nel frattempo dovrai baciare un po’ di rospi che resteranno tali, soffrirai, soffrirai parecchio, crederai di aver trovato quello giusto e perderai le speranze. Ci saranno periodi difficili, ma saprai sempre rialzarti da sola.

Imparerai a valutare le persone e purtroppo perderai delle amicizie che ora come ora consideri speciali, ma ne nasceranno altre più belle e altre ancora diventeranno ancora più forti.

Riderai, riderai un sacco e passerai dei bellissimi momenti.

Scoprirai cosa significa l’amore vero quando prenderai in braccio per la prima volta i tuoi nipoti e piangerai davanti alle prime ecografie di tutti e tre. Scoprirai di essere più forte di quello che credi e affronterai situazioni difficili. Supererai ostacoli a testa alta, passerai dei periodi in cui vorrai restare da sola, ma tranquilla che ci sarà sempre qualcuno ad aspettarti e sarà lì con te quando passeranno.

Stai facendo il lavoro che ami, anche se ora come ora non sai ancora cosa vorrai fare da grande, tranquilla che fra 4 anni sarà tutto chiaro (e no non sai più il tedesco).

Stai già affrontando cose che ti sembrano troppo difficili per una ragazzina di 15 anni, ma serviranno a creare un guscio che ti aiuterà a sopportare tutto il resto. Anche se forse in alcune occasioni sarebbe stato meglio non averlo.

Non per scoraggiarti troppo, ma impara a tenere i piedi per terra, anche se fra 10 anni ti creerai ancora castelli in aria che farebbero invidia agli sceneggiatori della Disney.

Sei ancora quella che sta bene quando stanno bene gli altri, ma ti metti meno in secondo piano rispetto a quello che stai facendo adesso e che farai poi. Hai ancora la sindrome del brutto anatroccolo, ma ci stiamo lavorando, pensa che hai anche superato il trauma della canottiera, ebbene sì, quest’estate sono andata in giro con le braccia scoperte, so che sembra una cosa assurda per il resto del mondo ma non per te. Sembra impossibile vero? Supererai un sacco di paure, altre te le porterai dietro per molto tempo (no, la fobia dei piccioni c’è ancora).

Stai tranquilla ma non aspettarti subito un lieto fine, perché io lo sto ancora cercando e non mi sono ancora arresa nonostante tutto.

Smettila di mangiarti le unghie e di farti complessi inutili, non disperarti per la prima volta che ti spezzeranno il cuore, neanche per la seconda e soprattutto neanche per la terza.

Sei ancora una roccia, con un po’ di graffi e angoli smussati, ma sei ancora in forma.

Sto lavorando per costruirci un bel futuro, con piccoli passi ho raggiunto grandi obiettivi e risultati, ma ti lascio l’effetto sorpresa. Sto ancora lavorando sul nostro carattere, sul rapporto con gli altri, sull’autostima. Imparerai a credere in te stessa, ti diranno spesso che sei brava, che sei capace.

Ricordati di essere forte e di sorridere (anche se adesso hai dei denti imbarazzanti e ti vergogni ad aprire la bocca facendoli vedere), anche se l’apparecchio ti farà vedere i sorci verdi, apprezzerai il risultato finale.

Ci vediamo tra 10 anni.
Cri

L’idea di scrivere una lettera alla me quindicenne mi è venuta in mente una sera, mentre pensavo a tutto quello che è successo negli ultimi anni, alle cose che sono cambiate, alcune per scelta, altre no. Sto lavorando molto su me stessa ultimamente, sono certa di poter migliorare e trovare un equilibrio che mi permetta di iniziare il nuovo percorso che ho deciso di intraprendere.

10603399_10204003453027772_96345980080811752_n

 

Growing up

Sto cercando le parole giuste per cominciare questo post che dovrebbe segnare il mio ritorno trionfale (o forse no) su questo blog. Un posto che per quasi un anno è stato una valvola di sfogo, una pagina bianca su cui poter scrivere pensieri e condividere le mie passioni. Poi è successo qualcosa, anzi in realtà sono successe diverse cose, ma andiamo con calma. Ritorno perché ho bisogno di ritrovare la voglia di scrivere, disegnare e non tenermi tutto dentro, come mi è capitato di fare spesso ultimamente. Beh, procediamo con ordine. Prima di tutto posso dire con estrema gioia che sto scrivendo questo post appollaiata sul divano – con tanto di coperta come gli anziani – di casa mia. Ebbene sì, uno degli avvenimenti più importanti dell’ultimo anno è stato quello di andare a vivere da sola, in compagnia di due bestie pelose: mio fratello e la nostra Berty, un’amabile creatura pelosa di 35kg. È stato strano essere stata catapultata nel mondo degli “adulti” in pochi mesi, far entrare nella routine quotidiana l’affitto, le bollette, la raccolta differenziata, la lavatrice (e di conseguenza il ferro da stiro) e tante altre piccole cose che una volta non mi toccavano così da vicino. Sono convinta che le cose non capitino per caso e tutto il delirio dell’anno scorso (non starò qui ad ammorbarvi con la mia storia semi-tragica, anche se comunque troverei un modo ironico di raccontarla, come so fare solo io) mi ha portato a questo, alla famosa e tanto ricercata indipendenza. E sono felice. Sì, fondamentalmente sono felice, sono esattamente dove dovrei essere.
Sono felice perché ho lavorato molto su me stessa, ho tirato fuori le cosiddette unghie, la spina dorsale che ho sempre saputo di avere, ho trovato sostegno, a volte senza neanche doverlo chiedere.
Questo periodo ha portato sia cose positive che negative, come tutte le cose portano di solito, ho scoperto di aver lasciato qualcosa di buono nelle persone, perché ho ricevuto tanto di quell’affetto che non pensavo di meritarmi, ho passato molto tempo sola con me stessa, ho lavorato molto su di me e per me, anche se su questo punto non posso ancora mettere la parola fine. Ci sono ancora diversi punti che devo affrontare e risolvere, devo lavorare sul mio carattere, anche se penso che dopo 25 anni non si possa cambiare molto, posso solo cercare di migliorare e evitare di farmi prendere dallo sconforto ogni volta che le cose non vanno come vorrei.
Adesso sto cercando di non farmi più schiacciare dai problemi, perché purtroppo non è ancora tutto risolto, ma la cima della famosa montagna non mi sembra più così irraggiungibile.
Detto questo spero di riuscire a ritornare quella di una volta, di rimettere a posto tutti i pezzi del puzzle.

Dopo tutta questa serie di parole a cuore aperto, ci tengo a rassicurare che sono ancora la solita cinica, divoratrice di libri e disneyana che piange alla fine di Monsters&Co.

Torneranno le fantastiche e soprattutto sconsolatissime recensioni di libri, film e serie tv. Ah sì, tornerà anche la rubrica Bridget Jones dei poveri che si ritrova ad affrontare gli ennesimi disastri sentimentali.

Stay strong and smile. 
10527739_10203930111514280_4123299601275352264_n

Assenza giustificata

Te pensa, avevo un blog e una volta ero anche brava a rispettare le scadenze che mi ero imposta. E poi? Poi è successo che il mio cervello è andato in pappa tra una cosa e l’altra, ma procediamo con calma…
In questo momento i miei libri sono chiusi dentro svariati scatoloni in attesa di essere trasferiti nella casa nuova e annuncio con somma gioia che molto probabilmente ci sarà lo spazio per un’altra libreria *lancio coriandoli per la felicità*.
Per le recensioni degli ultimi letti (e vi assicuro che sono tanti, troppi) devo aspettare di svuotare le scatole.

Questa è la mia penultima sera in questa casa e non ho fatto in tempo ad affezionarmi a queste pareti, diciamo che il tempismo non è stato dei migliori. È come quando ci mettiamo a letto e dopo vari cambi di posizione troviamo la posizione perfetta, il cuscino è fresco, il braccio sotto al torace non dà fastidio e improvvisamente ci rendiamo conto di aver lasciato il telecomando o il telefono sulla scrivania e dobbiamo alzarci sapendo già per certo che non riusciremo più a sdraiarci allo stesso modo. Ecco adesso mi sento così, diciamo che avevo trovato una sorta di equilibrio e mi sono dovuta alzare, di nuovo. Invidio alla follia quelle persone che vivono nella stessa casa in cui sono cresciute, quelle case con gli stessi mobili da sempre, mobili che hanno tanto da raccontare, a cominciare dai primi bernoccoli piantati contro i vari spigoli oppure quel pezzo di muro con le tacche che segnano la crescita anno dopo anno.
E al momento per la testa mi passa solo la frase di uno dei miei film preferiti di sempre, ovvero Garden State di Zach Braff: “It’s like you get homesick for a place that doesn’t even exist“.
Ma non è la prima e non sarà l’ultima volta che mi troverò ad affrontare questi grandi cambiamenti, che poi col senno di poi non sono così grandi, è solo una piccola salita da affrontare e non sono ancora stanca di arrivare in cima.
L’unica cosa da fare in certe situazioni è non lasciare che certe cose prendano il sopravvento, non lasciarsi abbattere dalle piccole cose e dalle persone che purtroppo non capiscono a quale pressione siamo sottoposti tutti ogni dannato giorno.
Sorridere aiuta, sempre.
Non lasciate che nessuno vi porti via il sorriso, mai. E forse vedere i libri che ho illustrato appoggiati su due scaffali di una libreria mi ha dato la forza di affrontare anche questa situazione.
(Sono quelli con quei simpaticissimi occhioni sopra)

20140623-220920-79760424.jpg

Preparatevi a un post lunghissimo (e noiosissimo, rosa e zuccheroso) sui libri degli ultimi 3 mesi.

Stay grumpy (ma non sempre).

Songbird

Oggi vi scrive una che ha un braccio gonfio come un cotechino bello spalmato di crema.
Ed è tutta colpa sua:

10250080_10203271335085281_3344278349112229698_n

Finalmente è arrivato il numero 6 (e non voglio sentire  storie sui tatuaggi pari, che tanto anche coi tatuaggi  dispari resto sempre Paperino perseguitato dalla  nuvoletta nera). Vi presento il mio Songbird, desiderato  per mesi e mesi e finalmente adesso è qui.
Che altro è successo in queste settimane?
– La questione del post precedente non è ancora stata  risolta, diciamo che le cose non vanno così male come  pensavo, ma non possiamo ancora stappare lo  spumante, rimettetelo in fresco.
– Ho affrontato il mio primo viaggio da sola in aliscafo  a spasso per il lago di Como per andare a trovare i miei  cuoricini (aka mamma, sorella e nipotini).
– Mio nipote ha cominciato a chiamarmi “iaaaaaa” e io  sono la zia più felice del mondo.
– Mia nipote ha scoperto le gioie di ascoltare la musica  con le cuffie e siamo andate avanti per una mattina  intera a canticchiare tutte le canzoni di Frozen (cuore di  zia).
– Ho saziato la mia voglia di cinese e di giropizza.
– Ho dovuto attendere quasi due settimane per ricevere i  miei libri da Feltrinelli, quindi avviso che la recensione di Maggio arriverà un po’ in ritardo, complice anche il fatto che ho lasciato il libro che stavo leggendo a casa di mia sorella e andrò a recuperarlo a fine mese (vinco il premio per la memoria di ferro 2014).

Ho perso un po’ di vista WP e questo mi dispiace parecchio, ma in questo periodo mi sono lanciata a capofitto tra serie tv, tra cui True Detective, che vi consiglio caldamente, e Twin Peaks, arrivo in ritardo solo di 24 anni, che sarà mai? Anche se in questo momento sono in stand-by e mi manca poco per arrivare a metà della seconda stagione.
Nel frattempo voi che avete fatto? Film, serie tv o libri interessanti da consigliarmi? Sto già pregustando la delusione degli ultimi acquisti.. La mia unica salvezza resta il DVD di Frozen e il cofanetto di Hunger Games.

Buona serata e stay grumpy 🙂

La disperazione

Disperazione per me può significare tante cose: essere disperati perché è finita la mia serie tv preferita, disperati perché in frigo non c’è più estathè al limone, disperati per la sveglia che suona al mattino, oppure disperati perché non siamo ancora in grado di decifrare quei maledetti segnali (se mai sono esistiti). Nei film e nei libri la fanno facile: lui incontra lei, lei si innamora perdutamente di lui ma non lo dice e quindi lui fa la prima mossa e vissero tutti felici e contenti. Per esperienza personale le cose non vanno proprio così, molte volte sto maledetto primo passo non lo fa nessuno dei due e quindi si rimane come due idioti ad aspettare che l’altro faccia qualcosa, e come va a finire? Va a finire che non succede proprio nulla.

Oggi non so se sono più disperata o più arrabbiata o se sto cercando una spina dorsale per riuscire a combinare qualcosa della mia vita. Faccio una premessa: non ho mai basato la mia vita alla ricerca della mia dolce metà, la mia relazione più lunga ora come ora è quella con WordPress, che oggi mi ha ricordato che è il nostro secondo anniversario.

Sta di fatto che in questo periodo sono alle prese con la fase cotta, odiosa a mio parere, soprattutto quando non si è sicuri di essere ricambiati. Perché per gli altri è sempre tutto facile e io amo complicarmi la vita in questa maniera?
Adesso bisogna solo aspettare che l’autosabotaggio prenda il sopravvento, tanto lo so che prima o poi si farà vivo. Perché sicuramente è più facile lamentarsi e fare la zitella disperata piuttosto che prendere coraggio e decidere cosa fare in situazioni del genere. La cosa che più mi disturba, come ho detto prima, sono questi maledetti segnali. Reduce dal libro “La verità è che non gli piaci abbastanza” e reduce anche dalla versione cinematografica sono fermamente convinta che questi famosi segnali esistano solo nella nostra testa, così per alimentare le false speranze. Quindi mi rivolgo al pubblico maschile: lanciate segnali o siamo solo pazze?
A complicare la cosa diciamo che non è proprio una di quelle situazioni senza alcun tipo di intoppo, insomma l’ho già detto che amo complicarmi la vita? Mi sa che il resto del mondo è stato addestrato per sopravvivere alle cotte e io no, probabilmente quel giorno ero impegnata a dormire.

Nota positiva: oggi è arrivato il corriere con uno scatolone pieno di libri e la cosa mi risolleva leggermente il morale, sperando che non siano tutti tremendi, se ne salverà almeno uno?
Vi terrò aggiornati, si accettano scommesse sia sulla questione libri che sull’altra questione..

Stay grumpy.
tumblr_n2emcjEMUf1t22647o1_1280